Quando ho deciso di fare il GraffiTour non avevo ben realizzato che oltre ad una passeggiata ad ammirare i murales, sarebbe stata anche una lezione sul drammatico passato e sull’attuale Transformación della Comuna 13.
Situata nella parte alta del Barrio Independencias, La 13 è un agglomerato di “case” aggrappato al fianco della collina, dall’incredibile precarietà e logica di costruzione (cioè nessuna). Poche le strade in cui passa a malapena una macchina e ripide scale si inerpicano tra queste costruzioni, lasciando intravedere scorci di vita quotidiana di oltre 100.000 persone.
La sua malfamata storia inizia negli anni ’80, un “territorio di nessuno” e quindi habitat di criminalità organizzata, tra narcos, guerriglieri, paramilitari, che se ne sono contesi il controllo, sia beneficiando la popolazione sia rendendola parte del loro sistema. Le risposte del governo furono svariate operazioni militari di larga scala. Riduttivo descrivere in poche righe il ventennio di terrore che gli abitanti devono aver vissuto. O meglio, è tristemente riassumibile nell’orrore della Escombrera (discarica), che dicono sia la più grande fossa comune clandestina dell’America Latina.
Adesso molto è stato fatto, ma tantissimo è ancora da fare per la Transformación della Comuna 13. Un complesso meccanismo culturale cominciato dalla stessa popolazione, che passa dall’arte e dalla musica (grazie alla scuola di hip hop ed arte Casa Kolacho), come risposta alla violenza.
Anche miglioramenti strutturali dell’area per agevolare la mobilità degli abitanti, come le Escaleras Electricas, un sistema di 6 tratti di scale mobili che collega differenti livelli della Comuna 13, permettendo di salire e scendere in pochi minuti un percorso di almeno 40′!
Il GraffiTour parte dalla stazione metro di San Javier, alla base della collina; lungo il percorso si susseguono i graffitos, ognuno con la propria storia: progetti di vari artisti dal compito sociale di ricordare il passato, con messaggi che celebrano la vita.
Dall’alto delle Escaleras Electricas, al Mirador de La 13, si ha una panoramica di Medellin che si allunga nella vallata tra le due cordigliere; dei ragazzi si alternano in esibizioni di break dance davanti a decine di entusiasti turisti da ogni dove. I racconti della guida sembrano quasi irreali e lontani, la transformación è reale.
Grazie a @storytellersmedellin, guide speciali, ragazzi cresciuti ne La 13, quello che è stato uno dei quartieri più pericolosi al mondo ed oggi vuole essere un simbolo di pace e di transformación.
Delle vere e proprie gallerie d’arte a cielo aperto colorano muri e strade a El Poblado, il giovane e modaiolo quartiere di Medellin si veste di street art nel suo fantastico mix culturale, un realismo magico che si figura.
Impossibile non rimanere affascinati da tutta questa creatività mentre si cammina a El Poblado, nelle vie si susseguono negozi di moda e vivaci caffè con la musica che invade l’aria.
Al Parque Lleras, ogni bancarella di artigianato porta con sé un pezzetto di questa fantastica Colombia: dal tradizionale sombrerovueltiao (cappello simbolo della nazione), alle borse degli indigeni Wayuu (anche in coloratissima chiave moderna) alle meravigliose amache (che ancora mi pento di non preso li).
Oltre alle antiche case coloniali con mura, porte e finestre coloratissime, Murales e Street Art de La Candelaria di Bogotà ti parlano. Non occorrono parole, esprimono perfettamente ogni concetto che rappresentano e catturano l’attenzione di noi ignari turisti, che rimaniamo estasiati ad ammirarli e fotografarli.
Una piccola rassegna fotografica di Murales e Street Art de La Candelaria di Bogotà: messaggi di pace, cultura, rispetto per la vita e per Madre Natura. Raccontano del mix di culture che compongono il Paese, dalle Ande all’Amazzonia, ai Caraibi e della voglia di riscatto sociale agli occhi del mondo.
Una forma d’arte che in Colombia è di casa e questo ne è solo un primo approccio… continuate a seguirmi e vi porto a Medellin, Cartagena, ect, etc…