L’Aquila che torna a volare, il borgo ritrovato di Santo Stefano di Sessanio ed il film set di Rocca Calascio

L’Aquila che torna a volare, il borgo ritrovato di Santo Stefano di Sessanio ed il film set di Rocca Calascio.

Al di sopra di ogni aspettativa l’Abruzzo mi si è mostrato nella sua veste migliore: splendide giornate di primavera a colorare il primo verde dei campi nelle vallate ed a risplendere le vette innevate delle cime più alte del Gran Sasso. Il Corno Grande ti osserva benevolo per tutta la permanenza.

Dici “L’Aquila” e subito la mente corre alle immagini del terremoto… 6 aprile 2009, un pensiero alle 309 vittime. Sono passati 8 anni, è ancora un po’ “impacchettata” dalle impalcature dei cantieri e sovrastata dalle gru, ma se ne intuisce tutta la bellezza a cui tornerà presto la “Regina degli Appennini“.  All’antico splendore sono già stati restituiti molti monumenti, ed a breve altri rivedranno la luce.

Le impalcature sono ingentilite dalle opere di vari artisti (vedi http://www.offsiteart.it/callforart.php?call=6 ) che la fanno sembrare davvero un enorme regalo da rendere all’umanità.

Un sentito grazie a delle guide d’eccezione che spiegandomi cosa c’è (o c’era), dietro ai cantieri chiusi e raccontandomi il prima, il durante ed il dopo, mi hanno trasmesso le loro emozioni ed il loro amore per questa città e queste terre d’ “Abruzzi”.

L’Aquila by day & by night photo gallery:

Pochi tornanti a salire sulla Strada Provinciale Barisciano-Castel del Monte e ci troviamo a girellare sulla parte meridionale del massiccio del Gran Sasso ( Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ). Si aprono alla vista panorami montani di una bellezza ancora selvaggia, ribelle (i ripetuti terremoti lo confermano…) ed incontaminata, nonostante siano terre abitate da sempre. Il tempo sembra si sia fermato. Slow Life.

Santo Stefano di Sessanio (1200 mslm) è di diritto nel Club dei Borghi più belli d’Italia, con la sua storia centenaria fa da prima roccaforte all’entrata meridionale del Parco Nazionale del Gran Sasso. Un gioiellino di origine medioevale, feudo della Baronia di Carapelle, crocevia di transumanze, signorie, storia italiana che si intreccia e che lo porta addirittura ad essere di proprietà della famiglia Medici per quasi due secoli… in cui il paese raggiunge il massimo splendore grazie al commercio della lana “carfagna” che veniva poi lavorata a Firenze. Mi ha fatto strano vederne lo stemma capeggiare sulla porta del paese, come fossi a casa insomma!! (la torre medicea che sovrastava il paese è crollata con il terremoto… work in progress, al momento un’intelaiatura di metallo ne ricorda la presenza).

Dopo secoli di quasi abbandono e decadenza, Santo Stefano sta vivendo un suo secondo Rinascimento, soprattutto grazie all’impegno degli ultimi abitanti e ad un investitore straniero che ha acquistato e ristrutturato una piccola parte del borgo per creare un albergo diffuso, ricreando così un interesse turistico verso queste terre e facendo fiorire e sviluppare tutte le attività annesse.

Proseguiamo sulla SP7 in direzione di Rocca Calascio (1460 mslm), l’ambita meta. Talmente ambita che anziché entrare dall’accesso principale passando per il paesino, abbiamo optato per una passeggiata nel verde, fiancheggiando il lato del crinale su cui domina la rocca, per poi risalire dal lato opposto. Strategie 😉 In realtà abbiamo seguito “Ladyhawke“, senza considerare che i falchi entrano dalle finestre.

Come la vista inizia a spaziare a 360°, non occorre molta immaginazione per capire perché vari registi abbiano scelto questa location per ambientare i propri film. (giusto per citarne un altro, Il nome della rosa). E’ una bellezza impervia, apra, il bianco delle pietre della rocca abbaglia e si staglia nel cielo azzurro.

Al temine di questa due giorni abruzzese ci saluta uno splendido tramonto, ricordandoci per l’ennesima volta, quanto le cose belle della vita siano le più semplici. 🙂

FAST TIPS:

A Marta, la marmotta con stile del Gran Sasso, grazie!
Grazie a Daniele e Francesco, le guide d’eccezione!

25 Aprile 2017, Viva la Liberazione!
Silvia Rossi

Un angolo di Sicilia tra Terra, Cielo e Mare: Trapani, Saline, Erice e Favignana.

Un angolo di Sicilia tra Cielo Terra e Mare. Trapani e le Saline, Erice, Favignana.

Quando l’ospitalità Siciliana bussa alla porta, come non rispondere!!

Atterro a Trapani in un venerdì sera di fine maggio, con un benvenuto dal profumo di oleandro e dal soffio di Maestrale che mi farà compagnia per tutto il weekend.

Trapani by night:

La prima tappa del sabato mattina è Erice, a circa una mezz’ora d’auto da Trapani. E’ una bellissima giornata di sole, non troppo calda grazie al vento che soffia e pulisce l’aria.

Ad ogni curva verso il monte Erice (751 mt slm) si aprono panorami da cartolina che spaziano dal verde della campagna all’infinito azzurro, che all’orizzonte si confonde tra cielo e mare, in lontananza… le Egadi.

Il tipico cappello di nuvole avvolge la vetta quasi a proteggerla, a nasconderla (senza successo) dalla vista dei popoli conquistatori che nei millenni hanno trovato in queste terre la loro dimora, amalgamandosi e lasciando innumerevoli tracce di storia, arte e cultura: l’essenza!

Le nuvole rendono un po’ surreale questo scenario. Camminando tra le rovine interne alle mura del Castello di Venere, tra mitologia e leggende epiche è come fare un salto nella storia di questa terra. Se ne respira ogni dettaglio, mura attribuite a Dedalo, un pozzo ad Afrodite. Lo stato di conservazione non è al massimo e la Natura che non guarda in faccia nessuno si riprende i suoi spazi. Un centro energetico e spirituale naturale, dove la vista spazia a 360°. E l’anima si ricarica. Gli Antichi sapevano come fare.

Girellando per le strette e caratteristiche vie del borgo, annoverato tra i più belli d’Italia, mi perdo estasiata in ogni particolare. Non ci sono ancora le orde di turisti che in alta stagione la affollano, è veramente un piacere!

“Sospesa tra cielo e terra – Erice – è tempio incorrotto di età pietrificate” 1984 Dino D’Erice

E’ quasi l’ora di pranzo, nell’aria aromi di squisitezze locali… di rientro a Trapani in un panificio compriamo arancini e panelle per gustarseli al sole sul lungomare.

Nel pomeriggio ci dirigiamo alle Saline dello Stagnone, verso Marsala, il primo obiettivo era riuscire a vedere i fenicotteri, il secondo il tramonto… non si può avere tutto!! 😉

Domenica mattina gita in solitaria a Favignana, l’isola a forma di farfalla. Come sbarco dall’aliscafo il profumo della macchia mediterranea mi inebria totalmente, siamo nel periodo più bello delle fioriture, oleandri, ginestre, fiori selvatici incorniciano i paesaggi.

Dal minuscolo porto seguo il resto dei passeggeri fino ai primi negozi di noleggio mezzi di trasporto. Mi innamoro di una bici elettrica di nome “Firenze” con cui girello l’intera isola fino alle 7 la sera. Mi munisco di mappa e seguo i consigli dello staff del noleggio per godermi al meglio questa giornata.

Area Marina Protetta delle Isole Egadi
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Il Porto, l’aliscafo, la tonnara Florio, Monte Santa Caterina, la fida Firenze
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Le antiche cave di tufo

Con la fida Firenze mi dirigo alla ricerca del mio angolo di paradiso…  sulla strada si incontrano nuovi amici, antiche cave di tufo, infiniti muretti a secco, distese rocciose di scogli scolpiti da mare.

 

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Nuovi amici

A Cala Azzurra trovo il mio angolo di mare paradiso…

Dopo un paio d’ore di relax totale la voglia di esplorare si sveglia e ricomincio a girellare percorrendo tutto il lato del sud dell’isola fino a Cala del Pozzo con oste a Punta Lunga, Cala del Passo ed al Faro di Punta Sottile.

Se è vero che esiste una strada della felicità per ognuno di noi, su queste scogliere ho trovato la mia…

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My happy path
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Punta Lunga

 

 

 

 

 

 

Il profumo dei fiori, il vento tra i capelli, il sole in faccia, le spiagge deserte: impagabile senso di libertà.

Ultima giratina per il paese di Favignana e poi rientro a Trapani  con l’aliscafo delle 20 ed il saluto del tramonto…

Fast Tips:

  • Volo: Ryanair Pisa/Trapani
  • Soggiorno a Trapani: presso Trapani Rooms (www.trapanirooms.com), a pochi minuti a piedi dal centro.
  • Trapani: Arancini, panelle e altri dolci vari all’Antico Forno a Legna Bernardo a Trapani. Aperitivi e drinks da Frida.
  • Erice: è presente anche una funivia che porta alla vetta. Entrata al Castello di Venere € 4,00 (solo per qs sito). La salita sul campanile del Duomo(€2,00) vale la vista. Tappa obbligata alla Pasticceria Maria Grammatico.
  • Saline dello Stagnone: annesse mille attività a pagamento, consiglio un rilassante aperitivo vista mulini e saline al tramonto da Mamma Caura.
  • Favignana: nolo bici elettrica €10,00 tutto il giorno. Cena con cous cous di pesce alla rosticceria Scialae.
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Tramonto dall’aliscafo

Grazie a El Mochilero.

Trapani, maggio 2017
Silvia Rossi
Revisione testo&foto: Mary C.

Alla ricerca del Thai Mood Day 3 – Ayutthaya Historical City Park photo gallery

Gallery fotografica di una mezza giornata passata a zompettare tra i templi di Ayutthaya.

Ad un’oretta circa da Bangkok (dipende dal traffico) ci si lascia alle spalle il delirio della metropoli per immergersi in un’oasi di storia, arte, cultura e spiritualità. Pure Thai Mood!

Gallery fotografica di una mezza giornata passata a scorrazzare tra i templi di Ayutthaya. Thai Mood work in progress.

Alla ricerca del Thai Mood prosegue con il Nord ⇒  Chiang Mai, Chiang Rai e il Golden Triangle

Ayutthaya,
Agosto 2015
Silvia Rossi

Perù: Islas Balletas photo gallery

Perù: Islas Balletas photo gallery

Per chi ama ammirare gli animali nel loro habitat naturale, consiglio assolutamente l’escursione alle Islas Balletas: leoni marini, pinguini, cormorani e migliaia di volatili vari sembrano in mostra a farsi fotografare!

Con un breve tour in barca, si raggiungono e circumnavigano le isole con una lancia veloce in circa un paio d’ore. (ps la mattina presto fa freddo in mezzo all’oceano…)

Le isole sono delle miniere di guano…  e lo si capisce dall’odore già a diverse centinaia di metri dalla costa… la raccolta avviene ogni sette anni ed in passato sono state anche oggetto di contesa.

Ma i panorami valgono tutto il resto.

 

Islas Balletas, Perù
Gennaio 2017
Silvia Rossi

Alla ricerca del Thai Mood. Day 2 – Bangkok

Navigando per i canali, Wat Arun, Chinatown.

Precedente, Bangkok DAY 1:

DAY 2

Dal Tha Tien Pier vicino all’hotel, partono le gite in barca per i canali (chiamati klongs)  di Thonburi, sulla sponda ovest del fiume (capitale del regno nella seconda metà del ‘700) che pur essendo ormai inglobata nella stessa Bangkok, riesce a mantenere ancora un’aria d’altri tempi. Un netto contrasto con i grattacieli dei quartieri più moderni che si stagliano sullo skyline. Un modo diverso per vedere una delle tante facce della città e per scoprirne l’autenticità, nelle case di legno a palafitta (che alcune ti domandi come facciano a stare su) e nelle scene di vita quotidiana che scorrono ed intrecciano i loro destini con le acque stesse di quei canali. Sulle rive dei klongs si alternano case moderne, bellissime case in legno in stile Old Thai, palafitte, ruderi, templi, serre di orchidee; si incontrano monaci, venditori “naviganti”, varani e moltitudini di pesce gatto.

Attraverso di nuovo il fiume con un’altra barca/chiatta che fa su e giù tra le sponde per arrivare al Wat Arun, purtroppo parte era in restauro ma valeva assolutamente la pena. (Ho letto che i lavori sono terminati ed il tempio è stato restituito all’antico splendore).

Bangkok era chiamata la Venezia dell’Est prima che cemento e grattacieli prendessero il sopravvento, ma il fiume è tutt’ora un’importante arteria della circolazione cittadina, dove incessantemente centinaia di imbarcazioni lo attraversano in tutte le direzioni.

Prendere i battelli come mezzo di trasporto è divertente, devi essere veloce a scendere e salire, fare attenzione alla fermata giusta: meno male che i Thailandesi sono gentilissimi e più di una volta vedendomi confusa sono intervenuti per chiedermi dove dovessi andare.

Vado poi a perdermi per ChinaTown ed a meravigliarmi e/o inorridirmi ad ogni cosa (dipende da cosa) Realizzo così che quella di NY non è niente di paragonabile. Dal ristorante specializzato in pinne di squalo, ai negozi di frutta locale con montagne di durian (frutto puzzolentissimo che loro amano), cibi sconosciuti in genere…

E’ il compleanno della Regina e la città si prepara a festeggiarla: decorazioni come fosse Natale e l’immagine di Sua Maestà che ti osserva ovunque… in realtà sarà lei a farmi un regalo: fuochi d’artificio dalla camera con vista. Happy Birthday Your Grace, thank you for sharing!

Bangkok, Agosto 2015
Silvia Rossi

Alla ricerca del Thai Mood. Day 1 – Bangkok

Bangkok Day 1

Bangkok & Ayutthaya, Chiang Mai, Chiang Rai & The Golden Triangle, le isole di Ko Tao, Ko Samui, Ko Phangan (con Full Moon Party). Tre settimane di aerei, autobus, taxi, pick up, tuk tuk, aliscafi, motorino, elefante ed autostop.

Mille mondi in un uno: dalla megalopoli di Bangkok (con tutti i suoi infiniti mondi all’interno) alle risaie ed alla giungla del nord, alle famose (e inflazionatissime) isole.

Mondi nuovi per me! Il primo sbarco sul continente asiatico, lo “smiling country”, patria del Buddismo, storia, cultura, giungla, spiagge e mare da sogno…what else?

DAY 1

Ma iniziamo da Bangkok. Volo con Aeroflot, la temperatura a bordo della compagnia di bandiera russa rispecchia gli standard siberiani e fuori dall’aeroporto di Bangkok mi accoglie un caldo-umido che non è troppo diverso da quello di Firenze di quell’agosto 2015. Così come il traffico 😉

Avevo prenotato una guest house nella Old Bangkok (The Royal Thatien Village) dove mi hanno dato una camera con vista praticamente davanti al Wat Pho! Molto carino, tutto in legno ed il solo fatto di togliersi le scarpe e di lasciarle nella scarpiera in fondo alle scale prima di salire in camera già mi piaceva!!  Mi lasciava perplessa solo la finestra tra il bagno e la camera (…).

Il mio ormai collaudato metodo anti jetleg è fare di tutto per ignorarlo: fare il possibile per riuscire ad arrivare a sera e crollare ad un orario che non mi svegli poi nel cuore della notte. Ed è solo mattina presto… Lascio la borsa, colazione con riso e curry verde (…) nel locale sotto l’albergo e parte il tour esplorativo.

Subito immersione spirituale al Wat Pho, il principale centro religioso di Bangkok. Nonostante la moltitudine di turisti è impressionante come i monaci non si distolgano dalla preghiera e le attività dentro ai templi continuino indisturbate. Rimango totalmente rapita dalle decorazioni, stucchi, specchi, mosaici che ricoprono completamente i templi, chedi e stupa vari, avrei voluto fotografarne ogni singolo dettaglio. Mi immagino le migliaia di artigiani che si sono dedicati alla realizzazione di queste meraviglie.

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Rientro in hotel per una pausetta, poi di nuovo fuori a girellare lungo il fiume Chao Phraya, tra i negozietti di medicina orientale ed al Tha Tien market con banchini di street food colmi di cibi mai visti. Continuando, arrivo fino al Tha Prachan Pier Market pieno di oggetti di design e di installazioni artistiche degli studenti della vicina università. Infiniti micromondi. Rientro in hotel con un Tuk Tuk, da ora lo prenderò svariate volte. Ogni spostamento è un’esperienza che parte dalla negoziazione del prezzo all’ arreggersi bene in curva per evitare di essere sbalzato fuori!

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Per i più romantici consiglio un aperitivo all’ Amorosa, non proprio tipico Thai ma con terrazze che affacciano sul fiume davanti al bellissimo Wat Arun che con l’illuminazione notturna è ancora più suggestivo. Arrivo fino a Khaosan Road e lo scenario cambia radicalmente: dalla tranquillità di qualche strada prima, al delirio totale di questa via totalmente dedicata ai turisti. Folle di stranieri, locali con musica altissima che fanno a gara tra di loro a chi la spara più alta, street food (e vai col primo Pad Thai di una lunga serie), bancarelle di ogni tipo, centri massaggi direttamente in strada… e perché non provare?

continua con: Day 2 – Bangkok

Thailandia, Agosto 2015
Silvia Rossi

Ayahuasca, a tu per tu con lo Shamano

La mia personale esperienza con l’Ayahuasca

Nel patio dell’ostello conosco Zac (NZ) e Elwyn (NL), sono qui da settimane, ormai esperti del posto e delle locali usanze. Chiacchierando mi chiedono se anche io sono li per fare il rito shamanico dell’ Ayahuasca… ne avevo già sentito parlare da Flor e Vita, e letto qualche simpaticissimo articolo terroristico, non mi ero documentata molto e dicevo che l’avrei fatto solo in compagnia di persone fidatissime a controllarmi e proteggermi…

Nella mia mente vocine contrastanti…la maggior parte delle persone presenti nell’ostello o lo ha già fatto oppure è li per quello: ci sono dei veri e propri centri anche molto costosi e “deluxe” con programmi anche di più giorni etc etc

Mi propongono di andare con loro, che di li a qualche ora sarebbero partiti per la la selva dove avrebbe avuto luogo la cerimonia. Inizialmente declino per paura, ignoranza sulla cosa, etc… ma poi a forza di sentirli ragionare tra di loro, di leggere su internet, mi incuriosisco ancora di più e col fatto che posso andare e non fare niente mi convinco.  (https://it.wikipedia.org/wiki/Ayahuasca)

Circa un’oretta di moto-taxi fino al km.44 della Carretera sotto un tropicale diluvio, pochi minuti di camminata nella Selva ed arriviamo alle capanne dello shamano Carlos.

Qui troviamo Dylan (AUS), li da 8 giorni (!!!) che mi presta un libro sull’argomento ed inizio a documentarmi un po’.  Occorre una preparazione fisica e psicologica per ricevere al meglio i benefici dell’Ayahuasca: dovremmo sottoporci ad un periodo di disintossicazione alimentare precedente,  quasi vegan (ok qui ci sono più o meno) e spirituale (eccoci…) perché il bere questa pozione porta ad una “connessione superiore”…

Don Ladimiro Murayarichaman-curandero de la selva de iquitos – Perú dice: Todos los efectos que produce la ayahuasca son un proceso de limpieza y purificación para cada persona quien decide tomar la planta ayahuasca con amor y respeto hacia la planta sagrada – ayahuasca.

All’interno della capanna, lungo le pareti circolari erano disposti a terra dei materassi, c’erano anche un’amaca ed una sedia a dondolo. In dotazione vari secchi per il vomito…

Abbiamo passato del tempo a parlare, a confrontarci sulle nostre diverse vite, a preparare la capanna per la cerimonia accendendo il braciere sul quale vengono bruciati dei legni particolari. Non c’è elettricità, poche candele per intravederci appena nella notte che si è fatta sempre più buia. Non c’è segnale telefonico. Continuano a chiedermi se sono sicura ed a ripetermi che se ho una minima ansia, di non farlo. Eppure sono tranquilla, percepisco un immenso rispetto nei confronti di tutto e per tutto.

Zac mi regala delle sigarette fatte con il tabacco della Selva da fumare in caso “prenda male”, per riprendersi, e mi indica una boccetta di “Agua de Florida” (una lozione aromatica fatta con i fiori della selva) per lo stesso motivo da passare su collo ed altri punti nevralgici.

Verso l’imbrunire sono arrivati lo shamano e sua moglie ed hanno iniziato con sommessi canti magici ad evocare gli spiriti della foresta e Pachamama… fumavano entrambi una doppia sigaretta della selva e con uno scopino di foglie spargevano poi il fumo all’interno della capanna sempre per attrarre gli spiriti… il tutto era davvero surreale, da film, eppure lo stavo vivendo!!!

Ero stanchissima; la stanchezza accumulata nei mesi precedenti, il lungo viaggio, il jet lag e l’atmosfera di pace e serenità intorno a me mi hanno fatto addormentare.

Non ricordo che ore fossero quando mi hanno svegliato per chiedermi se volevo bere… vado davanti allo shamano, a sedere a gambe incrociate, ricevo la “benedizione” e mi faccio questo “shottino” di ayahuasca (dal gusto simile ad un nostro amaro ma non alcolico, ho bevuto di peggio!).

Torno al mio posto, nella notte umida inizia a fare freschino ed avvolta nel mio fido sacco a pelo mi ri-addormento. Lo shamano e la moglie ricominciano le litanie… poco dopo, ad ogni loro parola, sentivo il liquido che mi si rigirava nello stomaco e come da manuale, tempo 30 minuti e vomito (lo deve fare), per poi crollare in un sonno ristoratore.

Dopo qualche ora, suppongo, mi risvegliano per il rito di “corrección”, anche se non ero stata male, fa bene ugualmente: lo shamano mi ha fatto sedere sulla sedia a dondolo e per un tempo che mi è sembrato infinito, davanti a me cantava, mi soffiava il fumo del tabacco della selva addosso e mi batteva piano sulla testa lo scopino di foglie. Torno al giaciglio, gli altri sono nei loro mondi, tranquilli, beatamente mi riaddormento.

La mia esperienza personale si è rivelata inutile a livello sensoriale… non ho avuto visioni di alcun tipo e non mi ricordo neanche cosa ho sognato… ho dormito a diritto fino all’alba… lo shamano mi ha spiegato che o ero realmente troppo stanca da inficiare gli effetti, oppure non avevo contrasti in me da appianare (mmm…). Confido comunque in una depurazione interiore 😉

A distanza di mesi, porto comunque con me  un’esperienza unica, che rifarei: il solo dormire in una capanna nella selva mi ha ricaricato di energia per il resto del viaggio.

Ho conosciuto persone bellissime, rispettose della vita in tutte le sue forme, forse sto imparando di nuovo a fidarmi, forse anche questo è un’effetto dell’ Ayahuasca, ne avevo comunque bisogno.

Avevo messo la sveglia alle 5am, perché in qualche modo dovevo tornare a Iquitos, alle 8am sarebbero passati a prendermi per raggiungere il Cumaceba Lodge.

Ho aspettato facesse giorno, salutato tutti ed ho raggiunto la strada aspettando si materializzasse qualcosa. Dopo vari microbus che mi hanno ignorata perché stracolmi di gente e merci dirette al mercato di Belem, finalmente uno si ferma.

A Flor, la prossima volta insieme!! A Zac, thank you very much!!

19/20 dicembre 2017
Silvia Rossi

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Titicaca Experience

La mia idea iniziale di escursione sul lago Titicaca, il cosiddetto “Oceano delle Ande” si limitava ad un tour giornaliero in barca, ad ammirarne i panorami ed a rilassarmi dopo le sfacchinate della Valle Sagrada, per poi ripartire in nottata. Invece, devo assolutamente ringraziare Cristian (appena conosciuto alla stazione degli autobus di Puno), che dopo poche chiacchiere mi aveva già convinta a fare la sua stessa escursione: due giorni ed una notte su Isla Amantani e Isla Taquile, ospiti in casa dei locali, il Turismo Vivenciales, che permette alle famiglie qualche entrata extra. 

Da Puno all’isola sono circa due ore di navigazione, è una bella giornata e sono in pace con il mondo, Pachamama è sempre con me 😉

fake Uros
fake Uros

Facciamo sosta alle isole galleggianti Los Uros, costruite con la totora, un giunco locale molto resistente che da sempre queste popolazioni utilizzano per costruire questi enormi zatteroni.

 

Insieme alla guida alcune donne ci spiegano le loro usanze, una simpatica messinscena per noi turisti con annesso mercatino di souvenirs e giretto su barcone scenografico. Ma le vere Uros sono altro…

Isla Amantanì (3400m slm) y Isla Taquile

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p style=”text-align: left;”>Le famiglie locali ci hanno accolto calorosamente, tutte schierate di fronte al molo con i loro colorati costumi tradizionali, capitanati dal Presidente della Comunità.

Madyluz y su esposo
Madyluz y su esposo

Ci sono dieci zone/quartieri che ruotano una volta al mese per ospitare i turisti, questo è il turno di Tika Wasi e noi siamo stati affidati a mami Madyluz, età indefinibile ma sicuramente più giovane di me (e due figli piccoli) e marito evanescente. La società è matriarcale e l’economia di base è un’agricoltura di sussistenza (quinoa a gogò) ed un po’ di allevamento di lama e alpaca.

Madyluz y mi equipaje
Madyluz y mi equipaje

Ho dato dimostrazione della mia negazione alla fatica dopo pochi metri di salita dal molo alla casa: rantolavo e sudavo le sette fatiche per portare su il bagaglio… Madyluz ha preso il suo scialle, lo ha aperto per terra, ci ha messo sopra il mio borsone di 15kg e con un gesto leggiadro l’ha roteato in aria, caricato sulla schiena e mi ha comunque lasciato indietro di 100 metri… Complimentandomi con lei per la sua forza mi ha risposto che era leggero… di solito porta 30kg di patate da un lato all’altro dell’isola…

 

Madyluz che fila mentre cammina
Madyluz che fila mentre cammina

Le donne sono incessantemente intente a filare la lana, anche mentre camminano, se ci avessi provato io, oltre a non saper filare la lana, sarei finita nel dirupo.

Il programma del pomeriggio prevede, per i più “temerari” una camminata fino ai templi di Pachamama-Madre Terra (4100 mslm) e Pachatata-Padre Cielo, mentre per i meno intrepidi sosta-relax nella piazza del paese con barrettino annesso. Comunque, ognuno con le proprie forze arrivava fin dove voleva, nessun rischio di perdersi.

Ancora una volta questo meraviglioso Perú ha regalato immensi panorami da mozzare il fiato… una visuale a 360 gradi intorno all’isola, a sua volta circondata dal Titicaca, a sua volta incorniciato dalla Cordillera Blanca e dalle Ande boliviane sullo sfondo… solo e soltanto grazie Vita!

“Nel cammino lascia solo le tue impronte e nessun’altro segno del tuo passo” (detto locale)

Dopo cena il marito di Madyluz ci ha dato da indossare i loro abiti tradizionali e tutti insieme siamo andati al luogo delle feste della Comunità dove avevano imbastito una festicciola con musici andini venuti da Puno. 

Ma le stelle!!! Che stelle!! Quanteeeee!!!!!! Al rientro a casa, nel buio più totale, sopra di noi, uno degli spettacoli notturni più belli che abbia mai visto. Inutile dirvi che Madyluz mi ha preso per un braccio per paura che cadessi perché camminavo col naso all’insù… uno spettacolo che anche da solo sarebbe valso quest’esperienza.

Ma ciò che mi porto ancora dentro a distanza di mesi e che spero di non dimenticare mai più, è la sensazione di totale fiducia che aleggiava intorno a me, a tutti noi.

Abituata a vivere un mondo dove “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, ritrovarsi a dormire a casa di sconosciuti e senza serrature, l’idea che mi era venuta di mettere il tavolo davanti alla porta mi ha fatto solo sorridere e  non l’ho fatto! 

Come nella vita quotidiana, la fiducia verso il prossimo è ancora più fondamentale quando si viaggia, bisogna allenarsi, allenare i nostri sensi.

A volte bisogna affidarsi, siamo soli, non conosciamo la lingua… un semplice sorriso apre tante porte…  imparare a lasciarsi andare ed imparare a ricevere…

A volte sbaglieremo, ma la fiducia resa paga molto di più.

los Latinos!
los Latinos!

E qui dedico questo mio primo non so cosa, a chi, in questa brevissima “Titicaca Experience” mi ha aperto il suo cuore e la sua amicizia.

“A Cristian, Natalia, Camila Y Sofia, che la nostra amicizia possa passare oltre il tempo e le distanze. Somos latinos! Los quiero mucho!!”

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p style=”text-align: left;”>Silvia Rossi
29/30 dicembre 2017

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p style=”text-align: justify;”>Correzione testi Italiano: Letizia Frullini, Nadia Parrini;
Correzione testi Spagnolo: Flor Tanganelli;