Lo dico sempre che fare la turista in casa è meraviglioso, godersi tutta questa bellezza senza lo stress della quotidianità… staccare e provare a fare finta di non essere del luogo… ed è possibile perché mi meraviglio sempre!!
Questa volta l’ occasione l’ha creata un’amica, che per festeggiare un evento speciale, ha riunito a Firenze una decina di amici arrivati da varie parti d’Europa e d’Italia, organizzando l’intero weekend. A me solo gli onori della “padrona di casa”.
Il ritrovo, nonché base dei giorni successivi, è la Residenza d’ Epoca Torre dei Lari, un’antica villa in zona Bellosguardo. La camera “Forte Belvedere” la dice tutta sulla vista, poi colazione in giardino, piscina con angoli idromassaggio… assolutamente inserito nella mia lista “da consigliare”.
Il programma del sabato:
in mattinata visita a la Fattoria Le Filigaresulle colline nei dintorni di San Donato, con pranzo e degustazione: conoscevo già i suoi vini ma non avevo mai visitato la tenuta e la cantina. Un delizioso borgo su un poggio da cui si ha una splendida vista su vigneti ed oliveti che compongono il panorama. Avevamo prenotato un pranzo “light” (**) con degustazione vini, che Alessandro (il proprietario) ci ha spiegato nei dettagli, ampliando il racconto con aneddoti e storie del territorio. (**) date le altissime temperature di questo luglio 2017, un pranzo toscano tipico era inaffrontabile… ci siamo “limitati” a: taglieri di salumi e formaggi a km.0, bruschette al pomodoro, crostini di fegatini, fettunta… Dopo il pranzo Alessandro ci ha guidato nella visita alla cantina, che non è proprio “di design” come altre più blasonate, ma proprio per questo “vera”, trasmettendoci tutta la sua passione.
pomeriggio SPA al Castello del Nero con aperitivo vista colline: coccole per corpo e mente che ogni tanto dovemmo regalarci… per chi ama questo genere di cose è sicuramente una struttura da provare.
cena in centro a Firenze, poi birretta/drinks in Piazza Santo Spirito, la più viva che c’è negli ultimi anni.
Il programma della domenica:
degustazione e aperitivo all’ Enoteca Falorni a Greve: ormai una tappa fissa, il posto è molto bello e mi diverto io stessa a degustare nuovi vini nonché a far conoscere i classici ai miei amici stranieri.
Pranzo alla Macelleria Falorni (sempre a Greve): sono rimasta piacevolmente soddisfatta sia dalla simpatica formula che ordini tipo gastronomia alla cassa poi ti servono al tavolo, sia dalla qualità dei prodotti.
Sulla via del ritorno, un caffè a Piazzale Michelangelo e per finire, un brindisi sul roof top del Grand Hotel Minerva.
Bangkok & Ayutthaya, Chiang Mai, Chiang Rai & The Golden Triangle, le isole di Ko Tao, Ko Samui, Ko Phangan (con Full Moon Party). Tre settimane di aerei, autobus, taxi, pick up, tuk tuk, aliscafi, motorino, elefante ed autostop.
Mille mondi in un uno: dalla megalopoli di Bangkok (con tutti i suoi infiniti mondi all’interno) alle risaie ed alla giungla del nord, alle famose (e inflazionatissime) isole.
Mondi nuovi per me! Il primo sbarco sul continente asiatico, lo “smiling country”, patria del Buddismo, storia, cultura, giungla, spiagge e mare da sogno…what else?
DAY 1
Ma iniziamo da Bangkok. Volo con Aeroflot, la temperatura a bordo della compagnia di bandiera russa rispecchia gli standard siberiani e fuori dall’aeroporto di Bangkok mi accoglie un caldo-umido che non è troppo diverso da quello di Firenze di quell’agosto 2015. Così come il traffico 😉
Avevo prenotato una guest house nella Old Bangkok (The Royal Thatien Village) dove mi hanno dato una camera con vista praticamente davanti al Wat Pho! Molto carino, tutto in legno ed il solo fatto di togliersi le scarpe e di lasciarle nella scarpiera in fondo alle scale prima di salire in camera già mi piaceva!! Mi lasciava perplessa solo la finestra tra il bagno e la camera (…).
Il mio ormai collaudato metodo anti jetleg è fare di tutto per ignorarlo: fare il possibile per riuscire ad arrivare a sera e crollare ad un orario che non mi svegli poi nel cuore della notte. Ed è solo mattina presto… Lascio la borsa, colazione con riso e curry verde (…) nel locale sotto l’albergo e parte il tour esplorativo.
Subito immersione spirituale al Wat Pho, il principale centro religioso di Bangkok. Nonostante la moltitudine di turisti è impressionante come i monaci non si distolgano dalla preghiera e le attività dentro ai templi continuino indisturbate. Rimango totalmente rapita dalle decorazioni, stucchi, specchi, mosaici che ricoprono completamente i templi, chedi e stupa vari, avrei voluto fotografarne ogni singolo dettaglio. Mi immagino le migliaia di artigiani che si sono dedicati alla realizzazione di queste meraviglie.
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Rientro in hotel per una pausetta, poi di nuovo fuori a girellare lungo il fiume Chao Phraya, tra i negozietti di medicina orientale ed al Tha Tien market con banchini di street food colmi di cibi mai visti. Continuando, arrivo fino al Tha Prachan Pier Market pieno di oggetti di design e di installazioni artistiche degli studenti della vicina università. Infiniti micromondi. Rientro in hotel con un Tuk Tuk, da ora lo prenderò svariate volte. Ogni spostamento è un’esperienza che parte dalla negoziazione del prezzo all’ arreggersi bene in curva per evitare di essere sbalzato fuori!
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Per i più romantici consiglio un aperitivo all’ Amorosa, non proprio tipico Thai ma con terrazze che affacciano sul fiume davanti al bellissimo Wat Arun che con l’illuminazione notturna è ancora più suggestivo. Arrivo fino a Khaosan Road e lo scenario cambia radicalmente: dalla tranquillità di qualche strada prima, al delirio totale di questa via totalmente dedicata ai turisti. Folle di stranieri, locali con musica altissima che fanno a gara tra di loro a chi la spara più alta, street food (e vai col primo Pad Thai di una lunga serie), bancarelle di ogni tipo, centri massaggi direttamente in strada… e perché non provare?
Nel patio dell’ostello conosco Zac (NZ) e Elwyn (NL), sono qui da settimane, ormai esperti del posto e delle locali usanze. Chiacchierando mi chiedono se anche io sono li per fare il rito shamanico dell’ Ayahuasca… ne avevo già sentito parlare da Flor e Vita, e letto qualche simpaticissimo articolo terroristico, non mi ero documentata molto e dicevo che l’avrei fatto solo in compagnia di persone fidatissime a controllarmi e proteggermi…
Nella mia mente vocine contrastanti…la maggior parte delle persone presenti nell’ostello o lo ha già fatto oppure è li per quello: ci sono dei veri e propri centri anche molto costosi e “deluxe” con programmi anche di più giorni etc etc
Mi propongono di andare con loro, che di li a qualche ora sarebbero partiti per la la selva dove avrebbe avuto luogo la cerimonia. Inizialmente declino per paura, ignoranza sulla cosa, etc… ma poi a forza di sentirli ragionare tra di loro, di leggere su internet, mi incuriosisco ancora di più e col fatto che posso andare e non fare niente mi convinco. (https://it.wikipedia.org/wiki/Ayahuasca)
Circa un’oretta di moto-taxi fino al km.44 della Carretera sotto un tropicale diluvio, pochi minuti di camminata nella Selva ed arriviamo alle capanne dello shamano Carlos.
Qui troviamo Dylan (AUS), li da 8 giorni (!!!) che mi presta un libro sull’argomento ed inizio a documentarmi un po’. Occorre una preparazione fisica e psicologica per ricevere al meglio i benefici dell’Ayahuasca: dovremmo sottoporci ad un periodo di disintossicazione alimentare precedente, quasi vegan (ok qui ci sono più o meno) e spirituale (eccoci…) perché il bere questa pozione porta ad una “connessione superiore”…
Don Ladimiro Murayarichaman-curandero de la selva de iquitos – Perú dice: Todos los efectos que produce la ayahuasca son un proceso de limpieza y purificación para cada persona quien decide tomar la planta ayahuasca con amor y respeto hacia la planta sagrada – ayahuasca.
All’interno della capanna, lungo le pareti circolari erano disposti a terra dei materassi, c’erano anche un’amaca ed una sedia a dondolo. In dotazione vari secchi per il vomito…
Abbiamo passato del tempo a parlare, a confrontarci sulle nostre diverse vite, a preparare la capanna per la cerimonia accendendo il braciere sul quale vengono bruciati dei legni particolari. Non c’è elettricità, poche candele per intravederci appena nella notte che si è fatta sempre più buia. Non c’è segnale telefonico. Continuano a chiedermi se sono sicura ed a ripetermi che se ho una minima ansia, di non farlo. Eppure sono tranquilla, percepisco un immenso rispetto nei confronti di tutto e per tutto.
Zac mi regala delle sigarette fatte con il tabacco della Selva da fumare in caso “prenda male”, per riprendersi, e mi indica una boccetta di “Agua de Florida” (una lozione aromatica fatta con i fiori della selva) per lo stesso motivo da passare su collo ed altri punti nevralgici.
Verso l’imbrunire sono arrivati lo shamano e sua moglie ed hanno iniziato con sommessi canti magici ad evocare gli spiriti della foresta e Pachamama… fumavano entrambi una doppia sigaretta della selva e con uno scopino di foglie spargevano poi il fumo all’interno della capanna sempre per attrarre gli spiriti… il tutto era davvero surreale, da film, eppure lo stavo vivendo!!!
Ero stanchissima; la stanchezza accumulata nei mesi precedenti, il lungo viaggio, il jet lag e l’atmosfera di pace e serenità intorno a me mi hanno fatto addormentare.
Non ricordo che ore fossero quando mi hanno svegliato per chiedermi se volevo bere… vado davanti allo shamano, a sedere a gambe incrociate, ricevo la “benedizione” e mi faccio questo “shottino” di ayahuasca (dal gusto simile ad un nostro amaro ma non alcolico, ho bevuto di peggio!).
Torno al mio posto, nella notte umida inizia a fare freschino ed avvolta nel mio fido sacco a pelo mi ri-addormento. Lo shamano e la moglie ricominciano le litanie… poco dopo, ad ogni loro parola, sentivo il liquido che mi si rigirava nello stomaco e come da manuale, tempo 30 minuti e vomito (lo deve fare), per poi crollare in un sonno ristoratore.
Dopo qualche ora, suppongo, mi risvegliano per il rito di “corrección”, anche se non ero stata male, fa bene ugualmente: lo shamano mi ha fatto sedere sulla sedia a dondolo e per un tempo che mi è sembrato infinito, davanti a me cantava, mi soffiava il fumo del tabacco della selva addosso e mi batteva piano sulla testa lo scopino di foglie. Torno al giaciglio, gli altri sono nei loro mondi, tranquilli, beatamente mi riaddormento.
La mia esperienza personale si è rivelata inutile a livello sensoriale… non ho avuto visioni di alcun tipo e non mi ricordo neanche cosa ho sognato… ho dormito a diritto fino all’alba… lo shamano mi ha spiegato che o ero realmente troppo stanca da inficiare gli effetti, oppure non avevo contrasti in me da appianare (mmm…). Confido comunque in una depurazione interiore 😉
A distanza di mesi, porto comunque con me un’esperienza unica, che rifarei: il solo dormire in una capanna nella selva mi ha ricaricato di energia per il resto del viaggio.
Ho conosciuto persone bellissime, rispettose della vita in tutte le sue forme, forse sto imparando di nuovo a fidarmi, forse anche questo è un’effetto dell’ Ayahuasca, ne avevo comunque bisogno.
Avevo messo la sveglia alle 5am, perché in qualche modo dovevo tornare a Iquitos, alle 8am sarebbero passati a prendermi per raggiungere il Cumaceba Lodge.
Ho aspettato facesse giorno, salutato tutti ed ho raggiunto la strada aspettando si materializzasse qualcosa. Dopo vari microbus che mi hanno ignorata perché stracolmi di gente e merci dirette al mercato di Belem, finalmente uno si ferma.
A Flor, la prossima volta insieme!! A Zac, thank you very much!!